Tratto dal libro “FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE – Artisti italiani da non dimenticare”- 2011
La pittura di Eliana Re, esaminata non solo nelle risultanze più prossime alla immediata contemporaneità che ci coinvolge, ma nella prospettiva d’una più ampia considerazione diacronica, ci mette di fronte ad una personalità ricca e poliedrica che è difficile irreggimentare in una formula astrattamente definitoria. Di fatto, il dato effettivamente distintivo della creatività di questa artista è la sua straordinaria disponibilità sperimentatrice, la curiosità, in particolare, che la caratterizza, dislocandola, di volta in volta, lungo sentieri innovativi ed inediti fino al raggiungimento di nuovi ottenimenti e di nuove opportunità produttive. Nell’interessarsi della sua figura d’artista, la critica ha messo in rilievo l’esuberanza apparentemente eslege di Eliana Re, procedendo, ad esempio, con Vittorio Sgarbi, ad osservare che “in ogni sua opera l’artista sembra voler ripetere il gesto creativo primario della separazione fra la luce e l’ombra, fra la fluidità e la saldezza, per ridare stabilità al movimento caotico della materia indifferenziata.” (45) Ci convince, comunque, l’idea che questa artista abbia una sua profilatura distintiva, ciò che potremmo definire col termine di peculiarità identitaria che si evidenzia, al di là delle partimentazioni propriamente stilistiche, in modo precipuo ed originale. Osservando, infatti, lo svolgimento, nel corso del tempo, dell’attività creativa dell’artista, non può non rilevarsi la costanza d’una misura “espressionistica” che si qualifica negli aspetti radicalmente “categoriali” di questa delibazione produttiva. (46) Ma occorre procedere oltre: questa base propriamente “espressionistica”, che si nutriva di ragioni figurative, col tempo, man mano, prende a rilevare esclusivamente le rugosità e gli anfratti della materia andando a modellarsi secondo volumi pastosi e ispessiti, fino ad attingere una dimensione che si colloca al bivio tra le modellazioni propriamente “informali” e quelle, invece “espressionistiche – astratte”. Poi, più avanti, la materia, liberata da ciò che vorremmo definire la prigionia del pigmento si distende in pure masse cromatiche che si fondono in una nebulosità luminosa da cui emergono, a tratti, bagliori saettanti che suggeriscono balenii di sostanze e di corpi in costante ed inarrestabile trasformazione. Siamo, con queste ultime, alla fase più recente della produzione di Eliana Re, quella che, ad esempio, possiamo apprezzare in lavori come Le scelte non scelte, del 2009, in cui non è l’ispessimento della materia ad additare la consistenza plastica dei volumi, ma la strategia eidetica cui la artista dà corpo manovrando una materia cromatica con assoluta libertà fabulatrice. Recentemente l’artista ha sottoscritto il manifesto del “Movimento Proattivo”, che suggerisce un approccio creativo in cui il flusso energetico valga a “canalizzare l’energia nella composizione estetica”. A noi sembra questo un approdo consequenziale e logicamente fondato sulle premesse su cui Eliana Re ha preso ad indirizzare già da tempo la sua ricerca artistica.